Dantematica – la matematica nella Divina Commedia
La Divina
Commedia è un'opera letteraria di straordinaria complessità, intrisa di
simbolismi e allegorie che spaziano dalla teologia alla filosofia, dalla
politica alla scienza. Dante utilizza concetti numerici e geometrici per
strutturare la sua opera e per trasmettere significati simbolici profondi.
Il
simbolismo numerico
Dante
utilizza i numeri con una precisione quasi ossessiva, attribuendo a ciascuno un
valore simbolico preciso. Il numero tre, che rappresenta la Trinità, è
onnipresente:
- Tre sono le cantiche (Inferno,
Purgatorio, Paradiso).
- Trentatré sono i canti di
ciascuna cantica, ad eccezione dell'Inferno, che ne ha trentaquattro
(trentatré più uno introduttivo).
- Tre sono le fiere che Dante
incontra all'inizio del suo viaggio (lonza, leone e lupa).
- Tre sono i fiumi infernali
(Acheronte, Stige e Flegetonte).
- Tre sono i colori delle vesti
di Beatrice (bianco, verde e rosso).
Inoltre la
terzina dantesca, forma metrica utilizzata da Dante (con schema ABA BCB
CDC...), si basa ovviamente sul numero 3. Questo schema sottolinea l'ordine e la
perfezione matematica della struttura poetica, oltre a rinforzare il
significato teologico.
Anche il
numero nove (multiplo di tre), che rappresenta i cori angelici, è ricorrente,
così come il dieci (la tetraktys pitagorica), simbolo della perfezione divina.
La geometria
e la struttura dell'aldilà
La struttura
dell'aldilà dantesco è concepita con una precisione geometrica. L'Inferno è un
imbuto, quindi un cono, con nove cerchi concentrici, il Purgatorio è una
montagna con sette cornici e il Paradiso è composto da nove cieli concentrici.
Questa struttura riflette la concezione medievale dell'universo, con la Terra
al centro e i cieli che ruotano attorno ad essa, visione che riflette le idee
cosmologiche del tempo, influenzate dalle opere di Aristotele e Tolomeo.
Nel Paradiso,
inoltre, Dante si confronta con l’idea dell’incommensurabilità divina, espressa
attraverso concetti geometrici come il cerchio, simbolo della perfezione e
dell'infinito. L'immagine di Dio come un cerchio la cui circonferenza è ovunque
e il cui centro è in nessun luogo è un riferimento diretto alla concezione
medievale della divinità, che trascende ogni misura umana.
La
matematica come strumento di comprensione del divino
Per Dante,
la matematica è uno strumento essenziale per comprendere l'ordine divino. Nel Paradiso, pur non potendo incontrare figure come Pitagora e Platone (quest'ultimo si trova nel limbo in quanto pagano insieme ad altri pensatori tra cui Socrate e Aristotele), è da questi grandi del passato che prende spunto per una visione del mondo intrinsecamente legata alla matematica. L’idea pitagorica dell’armonia numerica
del cosmo si riflette nella descrizione dell’ordine celeste, con i movimenti
dei cieli regolati da proporzioni matematiche.
Il poeta
ricorre a immagini matematiche per descrivere la perfezione della creazione di Dio:
- Nel canto XIII del Paradiso,
Dante, riferendosi a un episodio del Libro delle Cronache in cui si esalta la saggezza di Re Salomone, ricorre alla geometria per affermare che in un semicerchio,
se si inscrive un triangolo, questo non può essere altro che un triangolo rettangolo.
- Nel canto XVII del Paradiso,
incontrando l’antenato Cacciaguida, cita l’impossibilità di avere due
angoli ottusi in un triangolo.
- Nel canto XXVIII del Paradiso,
Dante, per esprimere l'infinità delle intelligenze angeliche, le paragona
a innumerevoli scintille, un numero che "più che il doppiar degli
scacchi s'immilla", un chiaro riferimento al calcolo esponenziale riferito
alla “leggenda del chicco di grano” sull’invenzione del gioco degli
scacchi.
- Nel canto finale del Paradiso (il XXXIII),
Dante paragona il suo pensiero che discende da Dio al fatto che ogni
numero naturale si può ottenere a partire dall'unità. Egli inoltre descrive
Dio come tre cerchi concentrici di colori diversi, che rappresentano le
tre persone della Trinità. Questa immagine, che richiama al problema
irrisolvibile della quadratura del cerchio, è un tentativo di esprimere
attraverso la geometria una realtà che supera l'intelletto umano.

C’è inoltre
un altro riferimento alla matematica nel canto VI questa volta del Purgatorio
in cui il poeta riferisce l’imperizia di chi perde ai dadi prima di imparare
perché non conosce il calcolo delle probabilità.
Influenze e
fonti
Come già
detto l'uso della matematica nella Divina Commedia è influenzato dalle
concezioni pitagoriche e neoplatoniche, che attribuivano ai numeri un
significato mistico e cosmico, ma Dante attinge anche alle opere di Boezio, che
aveva tradotto Gli elementi di
Euclide, e di altri autori medievali che avevano esplorato il rapporto tra
matematica e teologia.
Conclusione
La Divina Commedia è un'opera in cui la matematica gioca un ruolo essenziale nella struttura, nella simbologia e nella rappresentazione dell'universo. Dante utilizza numeri, geometria e proporzioni per esprimere idee filosofiche e teologiche, dimostrando come la matematica sia uno strumento fondamentale per comprendere l’ordine del creato. Questo aspetto dell'opera dantesca testimonia l'influenza del pensiero scientifico medievale e il profondo legame tra poesia, filosofia e matematica.
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