Attacco al potere



Azioni come Il regicidio o anche l’uccisione di un capo di stato o di governo provocano nella popolazione reazioni molto forti, oserei dire viscerali, che si amplificano esponenzialmente allorquando sono la conseguenza di un complotto ordito da una nazione straniera che compie un atto che oggi definiremmo di terrorismo internazionale. Però questa situazione non si verifica spesso: nella maggior parte dei casi l’omicidio di un leader è il risultato di una decisione presa in ambito interno.


E’ il caso di Re Filippo II di Macedonia che fu assassinato da una delle sue guardie del corpo, un certo Pausania, membro di una congiura interna della quale, secondo alcuni storici antichi e moderni, faceva parte anche la terza moglie, Olimpiade, da cui il re aveva da poco divorziato, che voleva favorire l’ascesa al trono del figlio Alessandro; quest’ultimo, dopo aver eliminato tutti gli altri potenziali pretendenti, diede inizio ad un periodo di grandi conquiste che culminarono nell’abbattimento del secolare nemico della Grecia, l’Impero Persiano.


Nel giorno delle Idi di marzo dell’anno 44 a.C. Caio Giulio Cesare fu assassinato da compatrioti preoccupati del fatto che il grande condottiero conquistatore della Gallia stava per accentrare nella sua persona un potere politico smisurato; in un’epoca in cui il sentimento repubblicano doveva essere ancora abbastanza radicato, fermare Cesare prima che fosse troppo tardi era diventato quasi un imperativo categorico. E’ il luogo scelto per la sua uccisione che lascia in un certo senso meravigliati, addirittura il Senato; come se il destino avesse voluto pareggiare i conti, dopo essere stato pugnalato a morte, Cesare cadde ai piedi della statua del suo antico avversario Pompeo. Le vicende che seguirono l’uccisione di Cesare però portarono proprio a quelle conseguenze che i congiurati avevano cercato di evitare perché suo nipote Ottaviano, dopo una guerra civile che lo vide opposto a Marco Antonio, pose fine all’epoca repubblicana inaugurando quella imperiale.


Facendo un salto di quasi duemila anni, nel 1900, un anarchico uccise a colpi di rivoltella Umberto I di Savoia, figlio del primo Re d’Italia Vittorio Emanuele II, al quale era succeduto nel 1878. Gaetano Bresci, l’attentatore, aveva agito in risposta ad una politica eccessivamente repressiva del sovrano culminata nel conferimento di un’onorificenza al Generale Bava Beccaris che aveva adoperato addirittura i cannoni per disperdere una manifestazione a Milano facendo moltissime vittime. Anche in questo caso quindi ci si trovò di fronte ad un affare interno; in effetti furono avviate indagini per un eventuale coinvolgimento esterno, dal momento che il Bresci aveva soggiornato per qualche tempo negli Stati Uniti, ma queste non approdarono a nulla.


Diverso fu il caso dell’attentato di Sarajevo nel quale trovarono la morte il Granduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell’Impero Austro-Ungarico, e sua moglie Sofia. Il 28 giugno 1914, mentre era in visita ufficiale nella capitale bosniaca la coppia imperiale fu raggiunta dai colpi di pistola sparati da uno studente di origine serba che faceva parte di un esteso complotto ordito per l’occasione. Fu subito evidente la complicità della vicina Serbia, stato piccolo ma bellicoso, verso il quale l’Austria, incoraggiata anche dalla Germania del Kaiser Guglielmo II, si preparò ad agire militarmente innescando una serie di reazioni a catena che portarono nel giro di qualche mese allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Premesso che ci troviamo davanti ad un atto di terrorismo internazionale e che non è mai giustificabile gioire per l’omicidio di un essere umano, il granduca non doveva essere molto amato nemmeno dai cittadini del suo impero dal momento che alla notizia dell’attentato di Sarajevo gli ufficiali di alcuni reggimenti ungheresi levarono i calici per brindare.


Ma l’omicidio più famoso del ventesimo secolo fu quello di John Fitzgerald Kennedy, trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti che ebbe come teatro la Dealy Plaza di Dallas, Texas, il 22 novembre 1963. E’ uno dei più grandi misteri della storia recente del mondo dal momento che, pur non essendo mai emerse prove che portavano al coinvolgimento di altre nazioni, le teorie sui retroscena sono molte e coinvolgono la malavita organizzata, l’FBI, la CIA e alcune tra le più alte cariche dell’esercito statunitense. E dire che già poche ore dopo quei tremendi colpi di fucile che raggiunsero il presidente alla gola e alla testa il caso sembrava risolto con l’arresto di un ex marine, tale Lee Harvey Oswald, visto come un folle solitario che, dopo aver comprato per posta un fucile italiano di scarso valore, si era appostato in un deposito di libri dal quale aveva sparato al passaggio del corteo presidenziale. Sebbene per anni questa sia stata la versione ufficiale, fin da subito fu chiaro che la tesi del singolo omicida faceva acqua da tutte le parti e che era in atto una grande manovra di depistaggio che ancora oggi impedisce di conoscere la verità.


Nel 1981 il presidente egiziano Sadat fu assassinato al Cairo durante una manifestazione in ricordo della Guerra del Kippur da un commando di sicari facenti capo alla Jihad islamica egiziana che poi sarebbe entrata a far parte di Al Qaida, la rete terroristica di Osama Bin Laden. L’assassinio fu la risposta alla politica di Sadat che aveva concluso la pace con Israele culminata negli Accordi di Camp David del 1978 e nel Trattato di pace israelo-egiziano del 1979. 


Anche se così diversi per l’epoca, le modalità e i contesti storici, io vedo in questi atti terroristici un denominatore comune costituito dal bagno di sangue che li ha seguiti e qualche volta preceduti come nel caso dell’omicidio di Umberto I. Alla morte di Filippo II il figlio Alessandro, che gli successe, non solo abbattè l’Impero Persiano, come pianificato dal padre, ma mosse guerra a mezzo mondo allora conosciuto facendo centinaia di migliaia di vittime. Alla morte di Cesare, Ottaviano e Antonio avviarono una guerra fratricida che costò a Roma un gran numero di caduti, e non c’è bisogno di ricordare che la Prima Guerra Mondiale, seguita all’attentato di Sarajevo, è stato uno dei più grandi massacri della storia. Venendo a tempi più vicini, come ignorare che l’omicidio di Kennedy ebbe come effetto l’inasprirsi del coinvolgimento statunitense nella Guerra del Vietnam che ha causato oltre 260000 vittime tra i vietnamiti e circa 58000 tra gli americani? Negli anni successivi all’omicidio di Sadat l’escalation del terrorismo islamico che culminerà nell’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 porterà ad una serie di rovinose conseguenze per il Medio Oriente con conflitti che hanno causato milioni di profughi e un numero incalcolabile di morti. L’umanità imparerà un giorno che la morte chiama altra morte? A quanto pare la Storia non è mai stata e non è magistra vitae. 

Commenti

Post popolari in questo blog

Vacanze sicure all'Hilbert Hotel - quattro passi nell'infinito con il profeta Isaia

Fisica e amore - l'equazione di Dirac

Una parola per due - il diverso vocabolario della matematica