La lista del molibdeno



Roma, Palazzo Venezia, sabato 26 agosto 1939. Hitler ha ormai deciso di appiccare il fuoco all’Europa; tra pochi giorni invaderà la Polonia dando il via alla Seconda Guerra Mondiale e il suo alleato Benito Mussolini, colto anche lui di sorpresa dalla decisione del fuhrer, ha riunito i capi di stato maggiore dell’esercito. Stando a quanto stabilito nel Patto d’Acciaio firmato pochi mesi prima l’Italia dovrebbe entrare in guerra al fianco della Germania.


Ma c’è un grande problema; l’Italia, che negli anni precedenti ha condotto operazioni militari in Africa e in Spagna, versa in condizioni economiche disastrose e non può permettersi quegli investimenti in nuovi armamenti e materiali operati dalle altre potenze europee che le consentirebbero di avere un esercito moderno. Si deve quindi trovare il modo di tenersi fuori, almeno per il momento, senza perdere la faccia con il potente alleato germanico. Una sorta di scappatoia l’ha offerta, senza volerlo, proprio Hitler il giorno prima quando ha chiesto al duce di cosa avesse bisogno per affrontare un nuovo conflitto.


Galeazzo Ciano, ministro degli esteri e genero di Mussolini, lo stesso che aveva firmato per l’Italia il Patto d’Acciaio, ha ben istruito i capi delle forze armate: nelle richieste non si deve fare, sono parole sue, “del criminoso ottimismo”. Il messaggio è chiaro, bisogna chiedere più di quanto i tedeschi possano dare. Infatti l’elenco comprende quasi 17 milioni di tonnellate in rifornimenti che vanno dal carbone alla gomma, dall’acciaio al molibdeno. E’ proprio da quest’ultimo elemento che la lista prenderà il nome in seguito a una battuta dell’ambasciatore italiano Attolico che la riceve per presentarla al ministro degli esteri tedesco von Ribbentrop.


Quando von Ribbentrop legge la lista chiede all’ambasciatore italiano i tempi di consegna; Attolico, che non ha ricevuto istruzioni in merito, improvvisa: “subito”. Dal momento che, per esaudire le richieste italiane, ci vorrebbero 17000 treni da 50 vagoni ciascuno, i tedeschi capiscono immediatamente l’antifona; gli Italiani si terranno fuori. Hitler scrive a Mussolini mostrandosi comprensivo riguardo l’attuale situazione italiana e chiede al suo collega solo di fare operazioni di propaganda e qualche movimento di truppe per disorientare Inglesi e Francesi. 


Ma in privato il fuhrer è furioso, evoca addirittura lo spettro del 1914, quando l’Italia, pur facendo parte della Triplice Alleanza con Austria e Germania, in un primo momento non entrò nella Prima Guerra Mondiale a fianco degli alleati e poi addirittura, l’anno dopo, partecipò al conflitto schierandosi contro di loro. E’ emblematico il fatto che il messaggio in cui Hitler in cui mostra a Mussolini comprensione per l’attuale situazione italiana non verrà reso noto in Germania, alimentando così una sorta di diffidenza del popolo tedesco nei confronti dell’Italia. 


Il resto è storia conosciuta: l’Italia, anche se totalmente impreparata, entrerà in guerra l’anno dopo a fianco dei tedeschi nella speranza di fare, sono parole di Galeazzo Ciano, “La nostra parte di bottino”. Le cose non andranno come sperato e Il voltafaccia, anche se non subito come nel 1914, ci sarà lo stesso; il nostro paese, dopo la deposizione di Mussolini e l’armistizio del 1943, continuerà la guerra a fianco degli alleati diventando teatro di un nuovo conflitto, contro i tedeschi diventati di colpo nemici e i fascisti italiani irriducibili ancora fedeli a Mussolini. Le conseguenze naturalmente saranno disastrose e invece di fare la propria parte di bottino come auspicato dal Conte Ciano, il nostro paese pagherà un prezzo altissimo in vite umane spezzate, stenti spaventosi per la popolazione e sovranità limitata nel futuro.  

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