Salutiamo il Re

Oggi nei quarti di finale del Torneo di Wimbledon, i Championships come ama definirlo chi lo ritiene la più importante manifestazione tennistica al mondo, è forse calato un importante sipario sulla carriera del più grande giocatore di tutti i tempi, Sua Maestà Roger Federer, classe 1981. 


A Londra, sul leggendario Centre Court dell’
All England Lawn Tennis and Croquet Club (questa la denominazione del più famoso circolo tennistico del pianeta) la leggenda di King Roger si è dovuta inchinare più che all’ottimo Hubert Hurkacz, giocatore polacco in grande ascesa, al cospetto dell’inesorabile scorrere del tempo che colpisce non solo i mortali ma anche gli dei. Lo score di 6/3 7/6 6/0, che non lascia adito a recriminazioni, è una sentenza senza appello per chi ha fatto la storia del tennis vincendo venti titoli del Grande Slam (i tornei di Melbourne, Parigi, Londra, New York), di cui ben otto proprio a Wimbledon (è un record assoluto), ma che, al tempo stesso, non scalfisce minimamente l’immagine di un campione “senza tempo”. 

Dotato di una classe infinita e di una signorilità ineguagliabile, fin dalle sue prime apparizioni si è presentato come una creatura sovrumana inviata dalle divinità del tennis per mostrare ai poveri mortali “come si gioca”. Ogni suo colpo, dal servizio al diritto, dal rovescio (a una mano) al suo inimitabile tweener (il colpo in mezzo alle gambe), si è ammantato di una perfezione stilistica senza pari deliziando gli amanti della purezza di questo sport.

Già da qualche anno, vista l’età, ha diradato i suoi impegni dosando saggiamente le energie non più illimitate e, per questo, non so se lo vedremo al Torneo di Flushing Meadows (New York), ma non importa: magari qualche guizzo ce lo regalerà ancora ma anche quando deciderà di appendere la racchetta al classico chiodo, il suo gioco continuerà a deliziare gli appassionati di questo sport, proiettandolo per sempre nell’empireo dei grandi campioni dello sport, dove non esiste passato ma solo un meraviglioso, incorruttibile ed eterno presente.

Grazie Roger.   


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