La scoperta dell'America: un errore di calcolo che ha cambiato la storia

 

Cristoforo Colombo rimane una figura storica di immensa importanza, il cui viaggio attraverso l'Oceano Atlantico nel 1492 segnò un punto di svolta nella storia mondiale. Tuttavia, la narrazione popolare che circonda la sua impresa è spesso intrisa di imprecisioni e miti. Due delle più persistenti di queste false credenze riguardano la natura della sua scoperta dell'America e le discussioni che ebbe con i dotti di Salamanca prima del suo viaggio. Contrariamente alla credenza popolare, la scoperta di Colombo non fu il risultato di calcoli accurati che dimostravano una rotta occidentale verso l'Asia. Fu, piuttosto, una conseguenza fortuita di errori significativi nelle sue stime delle dimensioni della Terra e della distanza dalle Indie. Allo stesso modo, la storia secondo cui Colombo dovette convincere gli studiosi che la Terra fosse sferica durante il suo incontro a Salamanca è un mito infondato, poiché la sfericità del nostro pianeta era già un concetto ampiamente accettato tra gli intellettuali europei del XV secolo. Questo articolo si propone di fare luce sulla realtà storica, esaminando gli errori di calcolo di Colombo, la natura accidentale della sua scoperta e la vera portata delle discussioni con i dotti di Salamanca.

Gli erronei calcoli di Colombo

Uno degli aspetti fondamentali per comprendere la spedizione di Cristoforo Colombo è riconoscere i gravi errori di calcolo che influenzarono la sua pianificazione e le sue convinzioni. Colombo sottostimò notevolmente sia le dimensioni della Terra che la distanza che separava l'Europa dall'Asia navigando verso ovest. Mentre i suoi contemporanei avevano una comprensione più precisa della circonferenza terrestre, Colombo si basò su stime inferiori, derivate in parte da interpretazioni errate di testi classici e da resoconti di viaggiatori come Marco Polo. Nello specifico, Colombo stimò che la distanza dalle Isole Canarie alla costa asiatica fosse di circa 4.400 chilometri, un valore che è quasi cinque volte inferiore alla distanza reale di circa 20.000 chilometri. Questa sottostima fu cruciale nel convincerlo che un viaggio verso ovest sarebbe stato fattibile con le navi e le risorse disponibili all'epoca. 

Le fonti dei suoi errori furono molteplici. Colombo si affidò agli scritti di Tolomeo e Marino di Tiro, ma interpretò i loro dati in modo errato. Inoltre, utilizzò una conversione imprecisa per la lunghezza di un grado, basandosi su una presunta equivalenza con il miglio romano, che portò a sottovalutare le distanze reali. Colombo ridusse anche il raggio della Terra rispetto ai calcoli di Tolomeo e sopravvalutò le dimensioni dell'Asia, traendo spunto dai racconti di Marco Polo. Un altro aspetto significativo fu la sua decisione di calcolare la distanza dalle Canarie anziché dalla Spagna continentale, riducendo ulteriormente la sua stima del percorso da compiere. Le sue stesse annotazioni e registrazioni di navigazione mostrano ulteriori incongruenze e possibili errori nella misurazione della longitudine. Ad esempio, la sua stima della posizione di Cuba e Giamaica presentava notevoli discrepanze rispetto alle reali coordinate geografiche.  

La tabella seguente riassume le stime di Colombo a confronto con le conoscenze contemporanee dell'epoca:

parametro     stima di Colombo     conoscenza contemporanea
circonferenza della Terra     ~28.000 km     ~40.075 km
distanza Canarie - Asia      ~4.400 km     ~20.000 km 
distanza Canarie - Giappone     ~6.000 km / ~3.700 km      ~20.000 km / ~17.000 km 
   

Questi dati evidenziano chiaramente la portata degli errori di Colombo. La sua convinzione di poter raggiungere l'Asia in un tempo relativamente breve era basata su una comprensione geografica profondamente imperfetta. Se l'America non si fosse trovata sulla sua rotta, è molto probabile che le sue navi avrebbero esaurito le provviste, portando a conseguenze disastrose per l'equipaggio. La sua ambizione di trovare una rotta occidentale verso le Indie lo spinse a cercare e interpretare selettivamente fonti che supportassero i suoi calcoli sottostimati, dimostrando come un forte desiderio di un particolare risultato possa influenzare le conclusioni, anche in contesti pseudo-scientifici. Il "successo" del suo viaggio fu quindi strettamente legato a una realtà geografica a lui sconosciuta, sottolineando la differenza tra intenzione ed esito.   

Una scoperta fortuita

Quando Cristoforo Colombo e il suo equipaggio avvistarono terra il 12 ottobre 1492, credevano di aver raggiunto le Indie orientali, vicino al Giappone. Questa convinzione era una diretta conseguenza dei suoi errori di calcolo sulla distanza. Avendo sottostimato in modo significativo le dimensioni del globo e la distanza verso l'Asia, Colombo interpretò le isole caraibiche come avamposti del regno del Gran Khan, descritto nei racconti di Marco Polo. I suoi diari di bordo e le sue azioni successive riflettono questa ferma convinzione di essere giunto in Asia. Chiamò gli abitanti nativi "indios", un termine spagnolo per "indiani", rafforzando ulteriormente la sua errata identificazione della terra.   

La sua sottostima della distanza rese questa convinzione plausibile ai suoi occhi, nonostante le evidenti discrepanze geografiche che oggi appaiono chiare. Il viaggio verso ovest sembrava sufficientemente breve da poter raggiungere l'Asia, date le sue stime errate. In realtà, la scoperta dell'America fu una conseguenza imprevista dei suoi errori, l'incontro con un continente la cui esistenza era sconosciuta agli europei dell'epoca. Come evidenziato, senza questo continente intermedio, la spedizione di Colombo avrebbe probabilmente fallito per mancanza di provviste. L'uso continuato del termine "Indiani" per riferirsi alle popolazioni indigene delle Americhe è una testimonianza duratura di questo errore geografico iniziale. La significativa sottovalutazione delle dimensioni della Terra e della distanza dall'Asia portò direttamente alla convinzione di Colombo di aver raggiunto le Indie. Se avesse avuto una conoscenza geografica più accurata, avrebbe probabilmente riconosciuto che le terre incontrate non facevano parte dell'Asia. Il termine "scoperta" in questo contesto è quindi complesso, poiché Colombo non si rese conto di aver trovato un nuovo continente. Questo evento sottolinea come errori, anche significativi, possano talvolta portare a risultati inattesi e di grande importanza storica.   

Il mito della disputa sulla sfericità della Terra a Salamanca

La credenza popolare secondo cui Cristoforo Colombo dovette affrontare una strenua opposizione da parte dei dotti di Salamanca, i quali sostenevano che la Terra fosse piatta, è un mito storico. Questa narrazione, spesso rappresentata in opere d'arte come le "Columbus Doors" al Campidoglio degli Stati Uniti, non trova fondamento nei documenti storici. In realtà, nel XV secolo, il concetto della sfericità della Terra era ampiamente accettato tra gli studiosi e le persone istruite in Europa.   

L'origine di questo mito può essere fatta risalire al XIX secolo, in particolare all'opera romanzata di Washington Irving sulla vita di Colombo. Questa rappresentazione fu probabilmente alimentata da un desiderio di creare una narrazione eroica di un individuo lungimirante che trionfava sull'ignoranza medievale e di contrapporre un'epoca di "oscurantismo" a un'era di "illuminazione". Tuttavia, le prove storiche dimostrano chiaramente che la sfericità della Terra era una conoscenza consolidata ben prima dei viaggi di Colombo. Già nell'antichità, filosofi greci come Pitagora, Aristotele ed Eratostene avevano avanzato argomentazioni e persino calcolato la circonferenza terrestre con notevole precisione. Questa conoscenza fu preservata e trasmessa attraverso il Medioevo, con figure come Beda il Venerabile e Isidoro di Siviglia che ne scrivevano secoli prima di Colombo. Anche opere popolari come la Divina Commedia di Dante Alighieri presupponevano una Terra sferica. La comune raffigurazione di governanti con un globo in mano, simbolo del loro potere sul mondo, testimonia ulteriormente la diffusa accettazione della forma sferica del pianeta.  

La conoscenza della sfericità della Terra nel XV secolo

Nel XV secolo, la sfericità della Terra era un fatto scientifico ampiamente accettato tra gli studiosi e gli intellettuali europei. Questa conoscenza si basava su secoli di osservazioni e studi, a partire dagli antichi greci. Filosofi come Pitagora e Parmenide nel VI secolo a.C. intuirono per primi la forma sferica della Terra, seguiti da Aristotele nel IV secolo a.C., che fornì prove empiriche basate sull'osservazione delle stelle che cambiavano con la latitudine e sulla forma curva dell'ombra terrestre durante le eclissi lunari. Nel III secolo a.C., Eratostene calcolò la circonferenza della Terra con un'accuratezza sorprendente.

Questa conoscenza non andò perduta durante il Medioevo. Come evidenziato in precedenza, figure di spicco come Beda il Venerabile (VII-VIII secolo) descrissero chiaramente la Terra come una sfera. Nel XII-XIII secolo, Giovanni Sacrobosco scrisse il Tractatus De Sphaera, un testo standard nelle università medievali che trattava della sfericità terrestre. Anche l'iconografia medievale spesso raffigurava Dio e gli imperatori con un globo in mano, a simboleggiare il loro dominio sul mondo. Nel XV secolo, studiosi come il cardinale Pierre d'Ailly avevano già dimostrato che la sfericità della Terra era un concetto pienamente accettato. Le esplorazioni portoghesi lungo le coste africane e la successiva circumnavigazione del globo da parte di Magellano fornirono ulteriori prove empiriche, ma il concetto fondamentale era già consolidato.   

La tabella seguente riassume alcuni dei principali contributi alla comprensione della sfericità della Terra prima di Colombo:

secolo/era figura/eventocontributo
VI secolo a.C. filosofi greci (es. Pitagora)primi a proporre che la Terra fosse una sfera basandosi su osservazioni.
IV secolo a.C. Aristotelefornì argomentazioni fisiche e osservazioni a sostegno di una Terra sferica.
III secolo a.C. Eratostenecalcolò la circonferenza della Terra con notevole accuratezza.
I secolo d.C. Posidonioeffettuò un'altra stima della circonferenza terrestre.
VI-VII secolo Isidoro di Sivigliainsegnò nella sua enciclopedia che la Terra era rotonda.
VII-VIII secolo Beda il Venerabiledescrisse la Terra come una sfera, non come uno scudo ma come una palla.
XII-XIII secolo Giovanni Sacroboscoscrisse il Tractatus De Sphaera, un testo universitario standard sulla sfera.
XIV-XV secolo Cardinale Pierre d'Aillydimostrò che la sfericità della Terra era accettata nel Medioevo in Imago mundi.
   

Le vere ragioni del dibattito di Salamanca

Le discussioni tra Cristoforo Colombo e i dotti di Salamanca non vertevano sulla forma della Terra, ma piuttosto sulla fattibilità e la praticità del suo proposto viaggio verso ovest per raggiungere l'Asia. Gli studiosi espressero preoccupazioni fondate sulla sottostima di Colombo della distanza da percorrere e sulla capacità delle navi dell'epoca di trasportare provviste sufficienti per un viaggio così lungo. Essi avevano stime più accurate delle dimensioni della Terra e della distanza dalle Indie e, basandosi sulle conoscenze disponibili, predissero correttamente che le navi di Colombo avrebbero probabilmente esaurito le risorse prima di raggiungere la loro destinazione.   

Alcuni studiosi ritengono che Colombo abbia esagerato le sue affermazioni e forse manipolato le misurazioni per sostenere la sua proposta. Nonostante lo scetticismo iniziale, i monarchi spagnoli, Ferdinando e Isabella, furono infine convinti a sostenere il viaggio di Colombo, spinti da motivazioni politiche ed economiche. Il desiderio di competere con il Portogallo nel lucrativo commercio delle spezie e la promessa di nuove rotte commerciali giocarono un ruolo significativo. Anche l'influenza di figure come il confessore della regina Isabella, che sosteneva Colombo, fu importante. Colombo promise ricchezze, nuove terre, la diffusione del cristianesimo e persino la possibilità di finanziare una crociata per liberare Gerusalemme. Pertanto, le vere ragioni del dibattito a Salamanca riguardavano la validità dei calcoli di Colombo e la sostenibilità logistica del suo piano, non la sua presunta lotta contro l'ignoranza sulla forma della Terra.   

La distorsione narrativa

La trasformazione della reale discussione sulla fattibilità del viaggio di Colombo in un mito di una disputa sulla forma della Terra è probabilmente dovuta a una serie di fattori. Un motivo potrebbe essere il desiderio di creare una narrazione eroica e semplificata di un individuo progressista che trionfa su credenze obsolete. Come accennato, l'influenza del racconto romanzato di Washington Irving nel XIX secolo fu un fattore chiave nella diffusione di questo mito. Questa narrazione si inserisce in interpretazioni storiche più ampie che contrappongono un Medioevo "oscuro" a un Rinascimento "illuminato" , presentando il mito come una rappresentazione semplicistica del progresso della scienza sulla superstizione. La persistenza di questo mito, nonostante le prove contrarie, dimostra il potere delle narrazioni nel plasmare la memoria storica e la comprensione pubblica. 

Conclusione

In sintesi, la spedizione di Cristoforo Colombo del 1492, che portò all'incontro degli europei con il continente americano, fu un evento di importanza storica incalcolabile. Tuttavia, la comprensione popolare di questo evento è spesso oscurata da miti e imprecisioni. La "scoperta" dell'America da parte di Colombo fu in realtà una conseguenza non intenzionale dei suoi significativi errori di calcolo riguardo alle dimensioni della Terra e alla distanza dall'Asia. La sua convinzione di aver raggiunto le Indie si basava su stime geografiche profondamente errate. Inoltre, la storia secondo cui Colombo dovette discutere e convincere i dotti di Salamanca della sfericità della Terra è un mito infondato. Nel XV secolo, la sfericità del nostro pianeta era già una conoscenza consolidata tra gli studiosi e gli intellettuali europei. Le vere discussioni a Salamanca si concentrarono sulla fattibilità e le sfide logistiche del viaggio proposto da Colombo, date le sue sottostimate distanze e le limitazioni delle risorse disponibili all'epoca. Comprendere il contesto storico accurato dei viaggi di Colombo e dissipare questi miti persistenti è fondamentale per una visione più completa e veritiera di questo momento cruciale della storia.

Commenti

Post popolari in questo blog

Dantematica – la matematica nella Divina Commedia

Dove c’è il niente nasce tutto

La danza inquietante della realtà